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Windows in un PC? Esposto di Aduc all’Antitrust Europea

Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, http://www.aduc.it/) presenterà all’Antitrust della Commissione Europea un esposto molto articolato sul fatto che PC di marca e notebook impongono l’acquisto di un certo sistema operativo, senza lasciare, di fatto, facoltà all’acquirente di sceglierne uno differente. O meglio, il paradosso è che l’utente può rinunciare, ma le condizioni imposte sono fin troppo vessatorie e per alcuni aspetti al limite della legalità.

Fortunatamente questo non coinvolge piccoli assemblatori che, creando artigianalmente la configurazione desiderata, possono offrire componentistica e sistema operativo in maniera del tutto indipendente e a scelta del cliente.

Il testo è riportato nel file pdf http://www.borda.it/pdf/esposto_aduc.pdf: ne riportiamo una sintesi perché ci sono considerazioni notevoli su cose già note e su aspetti che neanche avremmo immaginato. Inoltre sono messi in luce probabili accordi nascosti tra Microsoft e grossi produttori per "imporre" qualcosa che non necessariamente è a beneficio del consumatore.

Ecco una traccia dei punti sviluppati:

- il sistema operativo è fondamentale per il funzionamento del PC e l’utente deve potersi installare quello desiderato;

- software e hardware sebbene venduti congiuntamente, sono soggetti a contratti differenti: all’acquisto i due valori dovrebbero essere distinti. Prodotti venduti in bundle (cioè in abbinata) conservano ciascuno la propria identità come singolo e non possono essere interpretati come unica fusione;

- il produttore di un PC o notebook non avrebbe alcun danno economico o ostacolo tecnico a vendere il prodotto senza sistema operativo, considerando che il suo guadagno proviene dalla realizzazione della parte hardware;

- le condizioni d’uso di Windows sono conosciute solo dopo aver acquistato il prodotto e l’utente si trova ad aver pagato un oggetto non voluto e non usato;

- l’utente riscontra un ingiustificato scaricabarile contattando il produttore del PC per il rimborso di Windows del tipo "software e hardware sono inscindibili", "il software non costa nulla", "rimozione del software dall’hardware è manomissione";

- il rimborso di Windows è dovuto e deve essere fatto: Microsoft è accorta nell’EULA a trasferire questo onere al produttore del PC o del notebook, e quest’ultimo, avendo accordato con Microsoft l’installazione, non può non essere a conoscenza della clausola di rimborso;

- scandaloso che un acquirente per ottenere il rimborso di Windows debba portare il produttore in tribunale anche quando quest’ultimo sa che otterrà sentenza a suo sfavore;

- l’assistenza sul sistema operativo dovrebbe essere svolta direttamente da Microsoft, quale "madre" del prodotto, perché nessuno più del produttore può conoscere a fondo un prodotto ed assisterlo successivamente;

- licenze acquistate e non utilizzate sono un danno economico all’acquirente al pari di una tassa ingiusta;

- incoerenza del concetto delle licenze abbinate all’hardware: non è possibile trasferire la licenza da un PC all’altro ma si possono cambiare tutti i componenti interni fino a realizzarlo ex novo come fosse un altro PC;

- i produttori non consegnano più il cosiddetto "Disco di ripristino" creando danni al consumatore: una porzione del disco fisso (dal 5 al 10%) viene sacrificata, non sono disponibili tools di ripristino del sistema operativo a correzione di quello esistente e l’immagine sovrascriverà tutti i dati precedenti. Inoltre, qualora il disco fisso (che è la parte più sollecitata di un PC) si guasti, viene persa anche la possibilità del ripristino stesso. Pur esistendo prevista la possibilità di crearsi i dischi di ripristino, se il consumatore non ha avuto l’accorgimento di crearli, dovrà acquistarli dal produttore sborsando un’ottantina di euro. Al produttore il disco di ripristino costerebbe molto e molto meno inserirlo in origine;

- il motivo per cui viene creata l’immagine di ripristino in una "partizione non fruibile" è perché Microsoft sostiene una propria teoria sul "diritto d’autore" che trascende dal senso comunemente comprensibile;

- l’adesivo multicolore filigranato ed olografato della licenza (COA = Certificate of Autenticity) indica solamente l’autenticità di Windows, non la licenza d’uso. Doverlo applicare sul corpo del PC o del notebook è un abuso in quanto qualsiasi altro prodotto autentico ha i propri segni identificativi (CD e DVD multimediali ed altri software) sufficienti ad indicare l’originalità;

- l’imposizione del bollino applicato impedisce all’utente di poter trasferire la propria licenza su un altro PC e rende problematica persino la semplice restituzione della licenza per ottenerne il rimborso;

- il costo di Windows è "non trasparente" (cioè con prezzo distinto dall’hardware) e "non coerente" (a titolo di esempio, considerando Windows Vista Home Basic, il rimborso riconosce 30 euro, la licenza OEM costa 90 euro, quella RETAIL 277 euro);

- applicare nei rapporti commerciali condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti è vietato dalla legge sull’abuso di posizione dominante; versioni OEM e RETAIL differiscono sostanzialmente solo per scatola pregiata e CD serigrafato;

- l’assemblatore non ha alcun problema ad esplicitare il costo della licenza, il grosso produttore è evasivo ed ambiguo rimborsando solo un importo esiguo o sostenendo talvolta che la licenza non costa nulla. Non è possibile che non esistano accordi commerciali notevoli e segreti;

- alcune situazioni paradossali, quali vendita di licenze indesiderate, procedure complesse per la restituzione del sistema operativo ed il rimborso, modalità di verifica delle licenze, evidenziano una tendenza a sostituirsi ai poteri degli Stati sovrani;

- l’impressione è che l’imposizione di un sistema operativo sia finalizzato a bloccare il progresso tecnologico a determinati standard (magari non i migliori) che portino beneficio economico solo ad alcuni produttori, impedendo di fatto la concorrenza allo sviluppo di prodotti che potrebbero sicuramente portare innovazione e beneficio ai consumatori;

- Windows Vista potrebbe essere al centro di una Class Action negli Stati Uniti, da parte di utenti che invogliati a passare al nuovo sistema operativo, si sono ritrovati invece particolarmente penalizzati.

Quale conclusione dell’ampia premessa, verrà richiesto che:

- in base all’articolo 1469-bis del codice civile, qualsiasi clausola contrattuale vessatoria sia inefficace, rimanendo invece valido il contratto;

- l’abolizione della distinzione tra versioni OEM e RETAIL per rendere più trasparente il prezzo del sistema operativo;

- una licenza OEM diventi trasferibile da un PC ad un altro senza limitazione;

- la vendita della licenza avvenga separatamente dall’hardware e nel caso i produttori desiderino continuare ad utilizzare il meccanismo della preinstallazione, l’attivazione avvenga comunque con acquisto separato dei codici di attivazione;

- rimuovendo l’imposizione all’acquisto si risolvano i problemi della restituzione e del rimborso;

- rimuovendo l’imposizione all’acquisto si apra la possibilità di sviluppo ad alternative differenti e sia l'utente a scegliere per il prodotto che ritiene più a proprio vantaggio.

L’obiettivo che ci auguriamo tanto che venga raggiunto è quello fondamentale che l’acquirente sia sempre nella piena libertà di scegliere di quanto vuole per sé, fino anche al limite paradossale di decidere di acquistare ad alto costo un pessimo sistema operativo oppure di rifiutare l’offerta di un ottimo sistema operativo gratuito … purché tutto liberamente e con facoltà di decisione data all’utente e non imposta dal mercato!

 


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