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Di chi è la rete? La domanda non è banale e altrettanto banale non è la risposta. Ci viene subito da dire che la rete, internet e i social network siano degli utenti. Sono loro che li usano, sono loro che si scambiano informazioni, idee, opinioni e, proprio perché è il loro pensiero a viaggiare su questi canali. Questo spazio viene visto come luogo virtuale di espressione della propria libertà e viene molto osannato da tutta la popolazione mondiale indipendentemente dalla collocazione geografica. Certo, dalla popolazione sentito e vissuto così. E dai governi? Per quanto riguarda i popoli orientali è ben nota l’ostilità del potere a questi mezzi di comunicazione e il filtraggio della comunicazione che corre nella rete stessa. E’ ben nota la tensione del governo cinese a bloccare verso l’estero tutta l’informazione e la comunicazione che riguarda la violazione dei diritti umani, sono altrettanto note le rivolte nei paesi arabi avvenute proprio per la velocità di comunicazione offerta dalla rete e l’informazione offerta alla comunità internazionale più dalla rete che dai tradizionali mezzi giornalistici. E fatto proprio di questi giorni, il governo siriano ha bloccato l’importazione degli iPhone (http://247.libero.it/focus/20213097/4/siria-bandita-importazione-iphone/). E’ infine noto il plauso dei governi occidentali a quello che la rete ha consentito di ottenere e consente di ottenere per scardinare repressioni e violazioni dei diritti umani. La rete si presenta comunque come una lama a doppio taglio. Gli stessi governi occidentali, non la popolazione occidentale, ne sono preoccupati e segni di questo genere se ne ritrovano parecchi. Il timore dei governi occidentali è che ne venga appannata l’immagine o peggio ancora, che vengano rivelati scandali che possano innescare l’inimmaginabile. Non c’è da meravigliarsi di quanto è stato appena affermato. Il Congresso americano sta discutendo una legge che gli conferirebbe il potere di censurare internet in tutto il mondo, grazie a una lista nera che potrebbe includere YouTube (http://www.youtube.com), WikiLeaks (http://www.wikileaks.org/) e perfino gruppi come Avaaz (http://www.avaaz.org/it/), impegnati a raccogliere firme per bloccare le numerose azioni perpetrate a danno dei più deboli. In pratica, se questa nuova legge venisse approvata, garantirebbe al governo e alle multinazionali il potere di costringere i fornitori e i motori di ricerca a bloccare i siti internet soltanto sulla base di supposte violazioni. Non c’è da stupirsi neanche per quanto riguarda la situazione italiana. In più occasioni nel Parlamento italiano come ordine del giorno venivano poste in discussioni norme atte a limitare l’informazione, norme chiamate per l’appunto "Legge bavaglio", dove blog e informazioni possono essere censurati e chi scrive punito solo per "presunta diffamazione". E Avaaz (http://www.avaaz.org/it/) ed altri, tramite il supporto della utenti della rete fortunatamente sono riusciti a bloccare. La rete è degli utenti che comunque devono sempre restare vigilanti come lo sono stati fino a questo momento, se non di più. Considerando l’enorme potenzialità della rete, gli utenti devono alzare la guardia dai possibili “corpi estranei” che se ne potrebbero appropriare. Non è da dimenticare che, nella storia, sistemi di governo sfavorevoli agli interessi della popolazione inizialmente hanno presentato e alimentato illusioni e speranze ottenendo il consenso e il sostegno della gente. Sulla base di questa considerazione, lo strumento “rete” potrebbe essere facilmente “abusato” da chi vuole emergere a nuovo potere di repressione. La rete è e deve restare spazio degli utenti come la piazza del centro è lo spazio dei paesani. Ciascun utente deve sentirsi responsabile a vigilare perché questo spazio non gli venga usurpato. Più che mai nella rete, l’unione di tanti piccoli e singoli utenti fa la forza per azioni positive e qualificanti per l’intera comunità.
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