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Tablet, studio e carta

Con le meritate vacanze, lo studio, almeno per un paio di mesi, è messo da parte. Sappiamo che poi riprenderà inesorabilmente. Lo studio viene immediatamente associato a libri, quaderni e dispense, pagine, sottolineature, evidenze, note a margine.

Lo studio non è solo attività visiva e fotografica, ma anche tattile e manuale: perché scegliamo una penna piuttosto che un’altra? Perché ce la rigiriamo tra le dita? Perché mentre ripetiamo mentalmente qualcosa, tracciamo sulla carta dei segni che giudichiamo insignificanti? Perché quando riteniamo una frase importante o incomprensibile la sottolineiamo o la rimarchiamo scaricando la nostra rabbia perché non la comprendiamo?

Lo studio è un’attività intensa della nostra mente ma nello stesso tempo è accompagnata anche da un’attività fisica di cui non ci rendiamo conto. Un’attività che non è paragonabile ad un impegno motorio vero e proprio ma che fa parte di un coinvolgimento personale totale nel lavoro in cui applichiamo la nostra mente.

Per le nuove generazioni sta prendendo piede lo studio con notebook, netbook e tablet su cui si possono archiviare e “sfogliare” tanti libri. Tanti da non poter immaginare quanti, senza tutto il peso di migliaia e migliaia di pagine.

Come sarà, quindi, lo studio meno “tattile”?

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