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Veloci di mano ... ma senza manualità

"Ma quanto è bravo mio nipote, usa il tablet senza che nessuno glielo abbia mai insegnato".

Tanti nonni sono orgogliosi dei propri nipoti che, con il massimo della spontaneità gingillano con gli ultimi ritrovati della tecnologia senza sapere ancora leggere e scrivere e senza consultare manuali.

E lo sono molte volte anche i genitori che sono i primi a compratori di aggeggi informatici per i propri figli.

Nipoti e bambini veloci di mano, ma che nel tempo stesso rischiano di perdere la manualità, cioè l’arte di costruire, di creare, di smontare e rimontare, di piegare, di prendere correttamente un cacciavite e usarlo.

Come l’industria soppianta l’artigianato, l’informatica del “tutto con un tocco” rischia di soppiantare la manualità creativa fatta di osservazione, inventiva, laboriosità per modellare, pazienza per costruire e vedere lo svilupparsi dei risultati, e quando questi non rispondono alle aspettative, ristudiare e ricreare in maniera differenze senza essere assaliti dal panico e dalla furia perché il risultato non è così immediato.

E’ la continuazione di quanto già in atto e prenderà un peso ancor maggiore. Come la produzione di massa ha permette di avere oggetti meccanicamente e tecnologicamente complessi subito disponibili, l’informatica ci offre informazioni e comunicazione pressoché istantanee senza un minimo di attesa o di senso critico.

I benefici comunque dell’industria e dell’informatica sono innegabili, ma prendono su di noi il sopravvento quando viene esclusa la parte retrostante: l’industria nasce dalla comprensione dei piccoli meccanismi dell’artigianato messi come attività in sequenza automatica e continua, l’informatica nasce per gestisce in maniera rapida ed automatica informazioni e comunicazione.

Tecnologia meccanica e informatica evolvono aggiungendo benefici a benefici, nel tempo stesso rischiano di compromettere lo sviluppo delle capacità creative e manuali innate che per mancanza di applicazione non vengono fatte emergere.

L’auspicio che il “che bravo mio nipote” non sia solo nella rapidità a digitare, ma nell’esprimere anche altre capacità pratiche e creative come l’aggiustarsi la bici, inventarsi e costruirsi il giocattolo e tanto altro ancora come base fondamentale per lo sviluppo del futuro inventore.

 


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