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Un anno fa ... Ormai è passato un anno e sembra quasi del tutto dimenticato. I gravi segni di allora sono stati quasi tutti rimossi e quei pochi che restano sono parte della quotidianità che passa senza rendersene conto. Un anno fa, il pomeriggio del 13 ottobre 2014 una tromba d’aria ha attraversato la bassa padovana. ... ... ... Niente foto. Sarebbe facile sceglierne alcune tra le tante, magari quelle che documentano i danni più gravi. Tantissime ne sono state fatte, da chi ha subito, e lo comprendiamo. Più che su carta o file le hanno nel cuore: quanto provato non è nell’entità dei danni sopportati ma sul fatto in sé ed anche il solo spostamento di pochi centimetri di un vaso è un segno indelebile. Ma tantissime altre sono state fatte da chi per pura e meschina curiosità ha voluto ripercorrere il cammino della devastazione, osservando le cose senza immaginare le persone, i loro sentimenti e le loro mani all’opera. Fortunatamente tante mani hanno riaccomodato quello che in un batter di ciglia è stato scombinato. Le mani di chi è stato direttamente implicato, le mani di amici e conoscenti cariche di senso di affetto e solidarietà pratica, le mani dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile che si tirano su le maniche per sporcarsi liberamente anche le braccia e tutto il corpo. Un grazie a queste mani e a queste braccia che hanno provato l’umido, il freddo e lo sporco ed hanno scaldato il cuore. Altre mani e braccia invece se ne sono state ferme sulle scrivanie a chiedere di compilare moduli per dichiarare i propri danni prima al Comune, poi alla Regione, poi ricompilare formulari analoghi perché i precedenti non erano nella forma desiderata ... mani che anziché sollevare i cittadini già impegnati nell’impellenza di ripristinare almeno le cose più urgenti, hanno fatto provare un senso di umiliazione a ri-scrivere e a ri-scrivere: nell’era dell’informatica, delle fotocopiatrici, dei file e delle mail, la sostanza non è nel contenuto della prima sottoscrizione, ma nella forma o nell’intestazione che se non soddisfa deve essere ri-compilata. E’ difficile dire grazie alle mani e alle braccia calde e pulite della burocrazia. Ci stupiamo di incompiuti che accadono nelle altre regioni e dei disastri conseguenti: c’è da indignarci che queste cose siano anche da noi, nonostante ripetute segnalazioni. Le foto rappresentano il passaggio sotto una strada di un rio, occluso più della metà da terra e sassi al suo ingresso e da piante alla sua uscita; ci si può facilmente immaginare che i detriti a monte possano occludere completamente il passaggio con prevedibile esondazione. Non serve una laurea in ingegneria idraulica.
Quasi trent’anni fa la mancata manutenzione ha generato allagamenti. Le recenti e continue segnalazioni non hanno avuto alcuna risposta concreta come attività preventiva di tutela del territorio. Al massimo risposte coerenti con "il linguaggio politichese della burocrazia". E’ uno tra i tanti esempi di incuria del territorio, e da quanti casi analoghi ci sono in giro non c’è da stupirsi che chi legge possa pensare "anch’io ne conosco uno, anche da me è così". Inevitabile pensare al disinteresse per noi di chi ci dovrebbe tutelare. Tutta l’Italia è paese. Parlare del nostro territorio è ricordare anche i fatti successi in altre località italiane, vicine e lontane. Citare solo alcuni grandi avvenimenti rischia di far ignorare piccoli eventi che hanno coinvolto e sconvolto anche lì persone e sentimenti. Non dimentichiamoci di noi, non dimentichiamoci di loro.
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