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Chi decide il bene per l’utente? Nell’era del computer e dei social è normale chiedersi quali cose siano buone o meno, quando lo strumento elettronico o informatico porta un beneficio all’uomo e quando il medesimo diventa catena e vincolo. E ancora quando uno strumento di per sé libero può subire una trasformazione che lo porta ad essere vincolante e stringente. Sembra che tutto, un po’ alla volta ed in maniera soft, si stia trasformando e si stia sostituendo. E anche nell’ambito decisionale su come debba funzionare e cosa possa funzionare sul nostro computer, a piccoli passi stanno avvenendo dei cambiamenti che possono rivoluzionare radicalmente il rapporto uomo-strumento informatico. Cambiamenti radicali che, se avvengono a piccoli step, non vengono percepiti ma se ne possono subire le conseguenze. Questo articolo su Punto Informatico, http://punto-informatico.it/4277370/PI/News/windows-10-upgrade-sbaglio.aspx, approfondisce per esempio l’aggiornamento "per sbaglio" a Windows 10. Del tutto casuale, cliccato inavvertitamente o avviato di proposito, questo passaggio è accompagnato da una più che insistente campagna per l’upgrade. Microsoft accoglie le lamentele degli utenti ma nel tempo stesso tiene (riprendendo testualmente le parole dell’articolo appena citato) "pare avere ben chiaro cosa sia meglio per gli utenti, magari sostituendosi al loro libero arbitrio". E la pubblicità? "Chiamiamoli consigli". Abbiamo cambiato il nome utilizzando una parola più soft, ma la sostanza non cambia. Anche in televisione ci danno "i consigli per gli acquisti": liberi di acquistare quello che vogliamo ma nel tempo stesso la possibilità di scelta è ristretta ad un ridotto ventaglio di alternative, fino a potersi restringere ad una sola alternativa, l’unica che ci può essere messa davanti.
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