(*) La viabilità ci sta molto a cuore e un adeguato sistema stradale favorisce la mobilità sicura della cittadinanza residente e non.
Il disagio
è evidente: i cubi di sbarramento nell'ultimo tratto di via Rovigo (circa 100 metri di strada già predisposta) con la rotatoria di via Zuccherificio permettono l'accesso alla Zona Artigianale Este 2 solamente da via Deserto. Di fatto, l'area è raggiungibile solo da un'appendice poco significativa e pone difficoltà di visibilità (per la presenza di una semicurva) a chi intende uscire specialmente verso Sant'Elena.
La chiusura del tratto di strada
è stata decisa dagli organi competenti perché i tombini sono più altri del livello del manto d'asfalto: questo costituisce pericolo per le persone e i veicoli. Il tratto di strada, infatti, per un certo periodo era fruibile con i rischi connessi.
La soluzione più ovvia
sarebbe di asfaltare il tratto di strada incriminato, procedere al collaudo e offrire ai cittadini l'uso di un progetto ormai al punto completamento.
La soluzione praticata
è stata invece di chiudere alla circolazione gli ultimi 100 metri di strada.
A quanto appreso "per sentito dire" (*)
l'Amministrazione Pubblica intende procedere al completamento del tratto precluso alla circolazione solo a seguito dell'urbanizzazione delle aree adiacenti. La motivazione risulta logica perché in un'economia ben gestita è uno spreco asfaltare una strada, disfarla per allacciare i nuovi insediamenti, asfaltarla nuovamente per renderla agibile.
Ma c'è l'intoppo,
come in tutte le cose che vorremmo con il lieto fine. Difficilmente qualcuno si insedierà nelle zone laterali al tratto incriminato. Infatti chi intende farlo, si scontrerebbe col problema di dover bonificare (ovviamente con un costo che si dovrebbe accollare) il terreno. Pare (*) che l'inquinamento sia stato causato da attività produttive dei decenni scorsi ed il terreno sia contaminato da sostanze pericolose quali metalli pesanti.
Il cane si morde la coda.
Infatti se nessuno intende o può insediarsi in quell'area, non verranno mai realizzati gli allacciamenti, e quindi il tratto di strada non verrà completato, non verrà collaudato ... e quindi non diverrà mai praticabile! Stanti così i fatti, non si creeranno le condizioni per la "naturale" soluzione del problema. Il cane si sta mangiando la coda.
L'interesse collettivo dovrebbe essere superiore all'interesse del singolo.
Almeno questo è l'intento nella normativa vigente. Infatti, se la costruzione di un ospedale viene valutata idonea in una certa area, l'Amministrazione Pubblica avanza al proprietario del fondo un'offerta adeguata. Nel caso costui si opponga con forza, di diritto gli organi competenti possono decretare l'esproprio, in virtù del fatto che il bene della collettività viene considerato superiore del bene individuale. In maniera analoga dovrebbe essere considerato il beneficio e l'interesse che si intendevano soddisfare in origine, ed agire di conseguenza per rimuovere gli impedimenti al completamento di un'opera pubblica già pianificata.
L'augurio
è che l'Amministrazione Pubblica proceda verso una soluzione concreta e benefica, anche con la nostra collaborazione e con il nostro sostegno. Confidiamo nel fatto che la collaborazione dei cittadini con chi cura gli interessi pubblici sia fondamentale per il conseguimento dei benefici desiderati.
(*) Quanto è riportato è aggiornato ad informazioni ricevute "per sentito dire" e su cui vogliamo approfondire per beneficiare di quanto può essere nei nostri diritti. E' un intento che vogliamo perseguire. Chiediamo tuttavia sostegno a chiunque si senta in dovere di farlo per offrirci informazioni precise e corrette; solo in questo modo possiamo comunicarle a chi ne fosse interessato senza creare discredito ad alcuno. Non è nostra intenzione e interesse creare situazioni di disagio.
Quanto scritto si riferisce a quanto siamo a conoscenza il 28/04/2005.